Croce e delizia dei medici odontoiatri.
Sempre più spesso la prima domanda che il paziente rivolge al medico è: Ma lei fa lo sbiancamento dei denti?
Per parlare dello sbiancamento dobbiamo però rivedere l’anatomia del dente, posto che non vi è nessuna differenza qualitativa tra incisivi, canini, premolari e molari.
La struttura del dente è basata sul corpo portante di DENTINA (anche detta AVORIO e questo già dice qualcosa sul colore) che è ampiamente rappresentata nella corona (la parte di dente presente nel cavo orale) e nella radice (la porzione ancorata nell’osso alveolare).
Uno strato sottile di CEMENTO riveste la porzione radicolare della dentina, mentre lo SMALTO, con spessore variabile dal colletto al margine incisale, ne riveste la parte coronale.
Essendo lo smalto tessuto minerale, non ha variazioni consistenti nel corso della vita del dente. Per cui tutte le discromie (o alterazioni del colore del dente) si evidenziano per alterazioni della dentina. E’ esempio di questo la discromia relativa all’assunzione di specifiche classi di antibiotici nell’età adolescente-puberale. L’utilizzo di sistemi sbiancanti attraverso gel a base di perossido di idrogeno con un cromoforo attivato dalla luce laser può ridurre gli effetti discoloranti sul dente.