Cosa possiamo conservare nella bocca?
Teoricamente tutto:
I TESSUTI MOLLI
L’OSSO ALVEOLARE
I TESSUTI DURI
Ma necessariamente, quando parliamo di cure conservative facciamo riferimento specificamente ai tessuti duri del dente. E la causa primaria della perdita di sostanza dura del dente è la CARIE.
Abbiamo parlato di carie nel capitolo di igiene e prevenzione, quando l’azione dell’acido prodotto dall’attività batterica riesce ad intaccare l’integrità dello smalto.
Questo appena descritto è l’avvio della carie, che ha diversi step nella progressione:
GRADO 0 - la carie altera la struttura dello smalto, ne disgrega i prismi e può creare l’apertura della superficie, limitata però al solo smalto
GRADO 1 - il processo carioso ha progressivamente eroso tutto lo strato di smalto ed ha raggiunto la dentina. A questo punto il processo può diventare più veloce, essendo la dentina un tessuto duro, mineralizzato, ma più organico e quindi più facilmente digerito
GRADO 2 - la carie avanza distruggendo buona parte della dentina, ma senza aver ancora raggiunto la polpa
GRADO 3 - Il processo distrugge tutto lo strato di dentina che isola la polpa, crea interessamento della stessa ed esita nella pulpite se il processo avviene in modo acuto, oppure crea una degenerazione necrotica della polpa se il processo avviene lentamente, creando in numerosi casi la formazione di un granuloma apicale, segno di una infezione cronica
Quindi parliamo di cure conservative quando procediamo alla rimozione del tessuto cariato dal dente: dobbiamo eliminare lo smalto non più sostenuto dalla dentina, eliminare la dentina rammollita, degenerata per la digestione acida della componente organica, e raggiungere quindi strati di smalto e dentina sani. Dobbiamo quindi procedere all’isolamento della parte di dentina più vicina alla polpa e poi “OTTURARE” il dente. Per otturazione quindi intendiamo la sostituzione del tessuto dentale distrutto con materiale artificiale, biocompatibile, che reintegri in modo corretto il tessuto sostituito. Questa procedura consente di mantenere nel tempo l’integrità anatomo-funzionale del dente o di più denti. Fino ad alcuni anni fa il materiale di elezione per le otturazioni era l’AMALGAMA d’ARGENTO, la PIOMBATURA nella accezione popolare, che di piombo non poteva averne al suo interno essendo lo stesso estremamente tossico. Al contrario. è una miscela di polvere di Argento, Rame, Stagno e Zinco miscelata con una goccia di mercurio.
Da alcuni anni, questa è stata abbandonata in favore di RESINA COMPOSITA, estremamente più versatile per il colore e l’utilizzo. Senza però dimenticare procedure più lunghe per gli intarsi in ORO, CERAMICA, COMPOSITO.
Se la carie non viene arrestata nella sua progressione, come abbiamo detto in precedenza, il processo distruttivo è ineluttabile, anche se più o meno veloce in base alle caratteristiche genetiche del soggetto. Quindi se non lo si arresta, la carie arriva ad interessare il NERVO, più precisamente la POLPA DENTARIA, struttura composita che racchiude una arteriola, una venula ed una fibra nervosa pura, sostenuti da una reticolo fibroso.
Come già detto in precedenza, se l’interessamento della polpa è rapido il dente va incontro alla PULPITE, processo infiammatorio acuto che nella maggior parte dei casi è asettico, cioè non sostenuto da infezione batterica; in un numero minore di casi è settico, cioè sostenuto dai batteri, che esita in un ascesso periapicale. In entrambe i casi, comunque, il trattamento prevede l’apertura della cavità pulpare, l’allargamento con ALESATORI CANALARI, la sua detersione e disinfezione con acqua ossigenata ed ipoclorito di sodio. L’obiettivo è quello di avere un canale sterilizzato in modo da poterlo riempire con GUTTAPERCHA e CEMENTO CANALARE, con l’obiettivo di isolare la parte profonda del dente (parodonto apicale e legamento parodontale) ed evitare la presenza di microrganismi patogeni.
Se l’infiammazione-infezione del canale radicolare e quindi dell’apice radicolare si protrae per lungo tempo, si può presentare radiograficamente una lesione apicale, detta granuloma apicale, che rappresenta la stabilizzazione di una infezione cronica. Essa è caratterizzata dalla presenza di corpi batterici e cellule immunitarie che convivono più o meno pacificamente, fino al momento in cui la componente batterica ha il sopravvento. Dalla riacutizzazione di questa si ha come manifestazione evidente l’ASCESSO PERIAPICALE, che spesso è il segno che spinge il paziente dal medico. Diventa imperativo il trattamento del dente affetto, vista la possibilità di recidive anche ravvicinate nel tempo.
Nel corso degli anni ha perso importanza la complicanza legata al GRANULOMA APICALE, nel senso che si è ridotta, con evidenze scientifiche, la portata delle malattie metafocali, con localizzazione degli immunocomplessi nell’endotelio vascolare, nei glomeruli renali e nell’endocardio. Rimane comunque la possibile evoluzione cistica dello stesso. Si tratta comunque di una lesione benigna ma evolutiva, nel senso che una volta sviluppatasi la cisti questa tende a crescere più o meno lentamente. Quindi sempre trattare la lesione granulomatosa o, laddove questa sia sfuggita al controllo, asportazione della lesione cistica.